venerdì 12 dicembre 2014

12 dicembre 1969: Piazza Fontana

Sono le 16.35 del 12 dicembre 1969 a Milano, quando in Piazza Fontana, presso la Banca Nazionale dell'Agricoltura, aperta a quell'ora per consentire le contrattazioni della Fiera agricola, un potente ordigno esplode. 17 morti (13 subito, l'ultimo dopo un anno) e 86 feriti.

Un’altra bomba è trovata, alle 16.25, presso Banca Commerciale in Piazza della Scala.  Altre 3 esplodono a Roma – alle 16.55 presso la Banca Nazionale del Lavoro Via Veneto (14 feriti), alle 17.22 presso l'Altare della Patria (4 feriti) e alle 17.32 ancora all'Altare della Patria (nessun ferito).

Quel giorno segna anche l'inizio in Italia di quella che poco dopo sarà denominata la strategia della tensione. Certo vi erano state delle avvisaglie, importanti.

Il clima era teso. Nel maggio 1967 si era scoperto che nel 1964 l'Italia era stata vicina ad un colpo di stato (Piano Solo). Già dal 1960, con i fatti di Reggio Emilia, e successivamente con gli scontri nelle Università l'aria che si respirava era di scontro. Da un parte studenti, lavoratori e forze politiche si sinistra e dall'altra eredi del Partito Fascista, forze dell'ordine e servizi segreti. Nel 1966, con la morte di Paolo Rossi, vi era stato il primo morto negli scontri tra studenti. Nel 1968 vi furono poi gli scontri di Valle Giulia.
Ma, la cosa che aveva fatto cambiare il clima in Italia, era stato il colpo di stato dei colonelli in Grecia (21 aprile 1967)

Da quel momento, Portogallo, Spagna e Grecia erano nelle mani dei militari fascisti e secondo alcuni, mancava solo l'Italia, a chiudere un quadro che avrebbe cambiato la geopolitica del Mediterraneo, in piena guerra fredda.


Il Questore Marcello Guida e Commissario Luigi Calabresi (sarà ucciso nel 1972) si lanciano a capofitto, nelle prime ore dopo la strage sulla pista anarchica, viene fermato e accusato di strage Giuseppe Pinelli (morirà misteriosamente tre giorni dopo) e poi Pietro Valpreda.

Dopo 45 anni anni di inchieste, processi, occultamento di prove, omicidi e depistaggi, la verità su Piazza Fontana non esiste.

Si è certi che:

- non furono gli anarchici (assolti tutti);
- che i responsabili appartenevano all'area neofascista (sebbene nessuno è stato condannato in via definitiva);
- che i neofascisti  godevano di complicità degli apparati militari e dei servizi segreti;
- che fu fatto di tutto per depistare le indagini e impedire di giungere alla verità;
- che lo scopo era destabilizzare il paese e consegnarlo (attraverso un regime di emergenza), nelle mani dei militari fascisti;
- che l' obiettivo era fermare l'ascesa del partito comunista italiano (e i genere della sinistra);
- che la storia del nostro paese, da quel giorno, è stata per sempre cambiata;
- che la verità non sarà mai nota.


Ecco il link al racconto su Piazza Fontana di Carlo Lucarelli 
Da segnalare il fim del 2012 di Marco Tullio Giordana, "Romanzo di una strage"



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