lunedì 8 settembre 2014

8 settembre 1974, arrestati Renato Curcio e Alberto Franceschini

L'8 settembre 1974, segnò una data storica per il nostro paese, le cui conseguenze non apparvero subito evidenti. A Pinerolo, nei pressi di Torino, vengono arrestati due dei capi della Brigate Rosse, Renato Curcio e Alberto Franceschini.
Le modalità della cattura sono ancora oggi non del tutto chiare. I due (già in clandestinità da anni) furono "traditi" da uno strano personaggio, Silvano Girotto (noto come "Frate Mitra"). Girotto, ex prete, ex legionario e ex guerrigliero in Cile, contattò i vertici delle Brigate Rosse, offrendo la sua esperienza nella guerriglia sudamericana. In realtà era agli ordine del generale dell'Arma dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, a cui è stato affidato una squadra di anti-terrorismo.


Il giorno del loro terzo appuntamento, a Pinerolo, i carabinieri arrestano i due capi storici delle BR.

Pur avendo sempre sostenuto di averlo fatto per motivi "ideologici" la vicenda di Frate Mitra resta avvolta in un alone di mistero.

Gli effetti di questo arresto incideranno profondamente sugli sviluppi futuri delle Brigate Rosse e sulle loro azioni. Fino a quel giorno le BR si erano caratterizzate per piccoli attentati, sequestri lampi (fatta eccezione per quello di Sossi, durato circa un mese) e un'intesa azione nelle grandi fabbriche del Nord. Unica eccezione, l'assassinio di due militanti dell'MSI avvenuta nel giugno 1974 a Padova e ritenuta dagli stessi brigatisti "un incidente di percorso e un errore". Intensa era invece in quel periodo l'attività della destra eversiva (iniziata con la strage di Piazza Fontana nel 1969 e proseguita con quella di PIazza della Loggia nel 1974) e di quella che tutti conoscono come strategia della tensione, ovvero un'azione congiunta e scellerata svolta da destra eversiva, apparati dello stato deviati, logge massoniche e servizi segreti stranieri tesa ad impedire l'ascesa del partito comunista in Italia.

Il primo fatto importante fu che nello stesso giorno non venne arrestato un terzo componente della direzione strategica delle Brigate Rosse (che doveva essere a Pinerolo con Curcio e Franceschini), Mario Moretti, che prenderà di fatto la guida dell'organizzazione. Mario Moretti fu avvertito dell'imboscata (secondo le ricostruzioni da ambienti vicini al Ministero degli Interni) e non fece in tempo ad avvisare i suoi compagni.

Alberto Franceschini restò in carcere fino al 1992, dopo aver scontato 18 anni, senza essersi mai macchiato di fatti di sangue.
Renato Curcio fu liberato (troppo semplicemente) da un commando guidato dalla moglie Margherita "Mara" Cagol (uccisa nel giugno 1975 durante il sequestro Gancia) dal carcere di Casale Monferrato, ritornò nell'organizzazione oramai nelle mani di Moretti.
Nel gennaio 1976 Curcio fu nuovamente e definitivamente arrestato in un appartamento a Milano. Restò in carcere fino 1998, anch'egli senza aver commesso nessun fatto di sangue.
La storia delle Brigate Rosse, quella molto più cruenta, fu scritta da quelli che restarano fuori dal carcere.

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