giovedì 11 luglio 2013

11 luglio 1979, assassinato Giorgio Ambrosoli

Era sera a Milano quando un uomo avvicinò Giorgio Ambrosoli sul suo portone di casa. A freddo gli esplose 4 colpi di una Magnum 357 uccidendolo sul colpo. Quell'uomo era il malavitoso americano William Joseph Aricò, pagato dal banchiere Michele Sindona, per uccidere un avvocato scomodo.


Ma cosa aveva fatto Giorgio Ambrosoli per essere freddato sotto casa? Era, come molti l'hanno definito, un "servitore dello Stato" o "un eroe borghese". Un avvocato di buona famiglia, che accettando il 27 settembre 1974, per conto della Banca d'Italia, di essere nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, aveva inconsapevolmente (ma forse non proprio) firmato la sua condanna a morte.

Ambrosoli mise le mani su una delle vicende italiane più complesse, che coinvolgevano banche italiane, lo IOR, banche americane, la mafia, la politica, la malavita americana e la loggia massonica P2. Egli non volle cedere alle minacce, alle tangenti e alle intimidazioni (a cui nessuno volle dare ascolto). Il giorno dopo della sua morte avrebbe dovuto consegnare la relazione definitiva sul crack finanziario di Sindona.

Ambrosoli fu lasciato solo. Dalla politica e dallo Stato. Al suo funerale  non partecipò nessuna carica dello Stato. Una storia che nel 1991 fu raccontata dal giornalista Corrado Stajano nel suo Un eroe borghese (da cui nel 1995 Michele Placido trasse l'omonimo film)

Dicevo non proprio inconsapevolmente, perchè in una lettera scritta nel 1975 alla moglie, Ambrosoli scrisse "pagherò a molto caro prezzo l'incarico". Nonostante questo portò a termine il suo compito. Un eroe a cui tutti dovremmo essere grati.



Ecco dal sito Libera, un approfondimento sulla storia di Giorgio Ambrosoli
Per approfondire consiglio di leggere anche il libro del figlio Umberto (oggi Consigliere Regionale della Lombardia) Qualunque cosa succede.

Nessun commento:

Posta un commento